Un ultimo artista che voglio riportare è Joan Mirò
La vita
Joan Mirò nacque a Barcellona il
20 aprile del 1893 e, dopo aver seguito gli studi per diventare
contabile, frequentò l'Accademia di Belle Arti in Spagna per
dedicarsi all'arte, sua prima passione dal momento che già all'età
di otto anni cominciò a disegnare. Dal 1912 al 1915 inoltre seguì
dei corsi alla scuola d'arte di Galí
(Barcellona) e, dopo la fine della guerra mondiale, nel marzo del
1920, si recò a Parigi per vivere lì, scegliendo di alternare nella
sua vita Francia (durante l'inverno) e Spagna (durante l'estate).
Nel. 1924 conobbe A. Bretone e aderì al Surrealismo. Nel 1932 si
stabilì a Barcellona dove resterà fino al 1936, quando allo
scoppiare della guerra civile, partirà per Parigi per poi ritornare
in Spagna solo alla fine del 1941. Mirò morirà il 25 dicembre del
1983 a Palma de Mallorca.
Il pensiero e le opere
Essendo massimo esponente del Surrealismo, il più surrealista di
tutti noi”come definito da Breton, il pensiero di J.Mirò non si discosta molto
dalla logica, sopra descritta, e di cui, questa corrente artistica,
si fa portavoce. L'artista infatti da sempre ha espresso il suo
rifiuto nel fare cose belle per riportare nei suoi quadri le forze
dell'inconscio in modo astratto e non sempre figurativo. Ne è un
esempio l'opera intitola “La scala dell'evasione” eseguita
nel 1940 che rientra in uno dei vari dipinti della serie
Costellazioni.
Guardando quest'opera si possono notare forme fantastiche e magiche
che non hanno nulla a che vedere con la realtà poiché nascono dalla
dimensione creativa intrisa nell'artista ed altre immagini più
realistiche ma comunque non reali come la figura femminile sulla
destra che, attonita, completa un cielo stellato. Da queste forme
magiche e fantastiche, si può pensare che la fantasia che Mirò
inserisce in questo dipinto si espanda fino a toccare i margini
dell'Astrattismo. Tuttavia l'artista non vuole affatto essere
definito e etichettato come “astrattista” e, a tal proposito,
egli afferma che:
“Come
i segni che io trascrivo sulla tela nel momento in cui essi
corrispondono a una rappresentazione concreta della mia mente non
fossero profondamente reali e non appartenessero al mondo della
realtà”.
Illustrazione 5: Joan
Mirò, La scala dell'evasione,
1940, New York.
L'opera viene realizzata con una tecnica pittorica automatica che solo gli esponenti del Surrealismo posso inventare ed utilizzare. Mirò, a tal proposito, scrive “ l'idea dello sfondo è stato il punto di partenza che mi ha suggerito tutto il resto. La cosa è successa così: a Parigi avevo comprato un album per pulire i pennelli e quando lo adoperai la prima volta rimasi sbalordito del risultato. Da quel momento, ogni volta che finivo una Costellazione pulivo i pennelli su una pagina nuova, e preparavo così lo sfondo per la seguente.”. L'artista dunque comincia a dipingere quest'opera la cui base era già stata preparata involontariamente in precedenza e il cui aspetto cromatico non è altro che il risultato della pulitura dei pennelli utilizzati per la realizzazione di un'opera precedente. Il colore di ogni Costellazione dunque si sovrappone a quella tonalità cromatica che già era presente nel foglio.
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