domenica 31 agosto 2014

Un ultimo artista che voglio riportare è Joan Mirò

La vita
Joan Mirò nacque a Barcellona il 20 aprile del 1893 e, dopo aver seguito gli studi per diventare contabile, frequentò l'Accademia di Belle Arti in Spagna per dedicarsi all'arte, sua prima passione dal momento che già all'età di otto anni cominciò a disegnare. Dal 1912 al 1915 inoltre seguì dei corsi alla scuola d'arte di Galí (Barcellona) e, dopo la fine della guerra mondiale, nel marzo del 1920, si recò a Parigi per vivere lì, scegliendo di alternare nella sua vita Francia (durante l'inverno) e Spagna (durante l'estate). Nel. 1924 conobbe A. Bretone e aderì al Surrealismo. Nel 1932 si stabilì a Barcellona dove resterà fino al 1936, quando allo scoppiare della guerra civile, partirà per Parigi per poi ritornare in Spagna solo alla fine del 1941. Mirò morirà il 25 dicembre del 1983 a Palma de Mallorca.
Il pensiero e le opere
Essendo massimo esponente del Surrealismo, il più surrealista di tutti noi”come definito da Breton, il pensiero di J.Mirò non si discosta molto dalla logica, sopra descritta, e di cui, questa corrente artistica, si fa portavoce. L'artista infatti da sempre ha espresso il suo rifiuto nel fare cose belle per riportare nei suoi quadri le forze dell'inconscio in modo astratto e non sempre figurativo. Ne è un esempio l'opera intitola “La scala dell'evasione” eseguita nel 1940 che rientra in uno dei vari dipinti della serie Costellazioni.
Guardando quest'opera si possono notare forme fantastiche e magiche che non hanno nulla a che vedere con la realtà poiché nascono dalla dimensione creativa intrisa nell'artista ed altre immagini più realistiche ma comunque non reali come la figura femminile sulla destra che, attonita, completa un cielo stellato. Da queste forme magiche e fantastiche, si può pensare che la fantasia che Mirò inserisce in questo dipinto si espanda fino a toccare i margini dell'Astrattismo. Tuttavia l'artista non vuole affatto essere definito e etichettato come “astrattista” e, a tal proposito, egli afferma che:
“Come i segni che io trascrivo sulla tela nel momento in cui essi corrispondono a una rappresentazione concreta della mia mente non fossero profondamente reali e non appartenessero al mondo della realtà”.


Illustrazione 5: Joan Mirò, La scala dell'evasione, 1940, New York.

L'opera viene realizzata con una tecnica pittorica automatica che solo gli esponenti del Surrealismo posso inventare ed utilizzare. Mirò, a tal proposito, scrive “ l'idea dello sfondo è stato il punto di partenza che mi ha suggerito tutto il resto. La cosa è successa così: a Parigi avevo comprato un album per pulire i pennelli e quando lo adoperai la prima volta rimasi sbalordito del risultato. Da quel momento, ogni volta che finivo una Costellazione pulivo i pennelli su una pagina nuova, e preparavo così lo sfondo per la seguente.”. L'artista dunque comincia a dipingere quest'opera la cui base era già stata preparata involontariamente in precedenza e il cui aspetto cromatico non è altro che il risultato della pulitura dei pennelli utilizzati per la realizzazione di un'opera precedente. Il colore di ogni Costellazione dunque si sovrappone a quella tonalità cromatica che già era presente nel foglio.


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