Il disegno nelle culture primitive
Per
comprendere il linguaggio dell'arte infantile che si manifesta sotto
forma di scarabocchio e disegno, bisogna ricercare le origini, cioè
le radici di questa attività simbolica. Questo
argomento relativo all'espressione artistica dei primati è stato
affrontato da Morris e
permette di vedere come nel primo periodo dello scarabocchio, il
bambino si comporta esattamente come altri primati. Anche agli
scimpanzé e ai gorilla piace infatti piace scarabocchiare e ciò è
stato dimostrato da Morris in un suo esperimento con un scimpanzé
maschio di nome Congo dell'età di un anno. Il suo esperimento si
basa sull'osservazione di Congo e notò un suo particolare interesse
per l'attività grafica che non era necessariamente collegata ad una
ricompensa di cibo. Morris definì
così l'attività grafica come una “azione autoremunitaria”,
in cui la produzione
dell'opera è già di per se una ricompensa.
Dunque,
“i primati che disegnano hanno in comune con il bambino il piacere
provocato dal rapporto tra atto motorio e fatto visivo, piacere che è
indipendente da qualsiasi tipo di ricompensa esterna”.
Le
radici di questa attività grafica, si possono riscontrare non solo
negli animali quali scimpanzé, ma anche nell'Homo Sapiens che,
attraverso dipinti e segni realizzati sui muri delle caverne, lascia
una propria testimonianza e narra gli avvenimenti del suo tempo. Si
afferma quindi “l'esistenza di un periodo iniziale prolungato,
grezzo e rudimentale, analogo ai primi anni dell'infanzia, in cui
predominano schemi semplici e cosiddetti
imperfetti, presunti indicatori dello stato mentale dell'uomo”.
I
dipinti
che predominano nelle caverne e che risalgono a 40.000 mila anni fa,
raffigurano grandi animali selvatici quali cavalli,
mammut, bisonti, rinoceronti, leoni, orsi, renne e stambecchi
che
vengono disegnati attraverso l'utilizzo di forme e modelli semplici
che definiscono globalmente l'animale rappresentato. Questa è una
prima analogia tra uomini primitivi e bambini poiché, anche
quest'ultimi, nei loro disegni ricorrono all'uso del modello che sta
al posto dell'intera immagini che vogliono
rappresentare. Inoltre
i primitivi, proprio come i bambini, disegnano
ciò che vedono senza operare deformazioni ma, limitandosi a
riprodurre un oggetto così come essi lo percepiscono. Proprio
per questo motivo i disegni dei bambini cosi come quegli degli uomini
primitivi, appaiono più originali e autentici in quanto, non
corrotti o contaminati da una visione distorta della realtà.
Una
considerazione del disegno infantile come percezione visiva è stata
manifestata da Rudolf Arnheim nella sua opera “Arte e percezione
visiva” e descritta nel libro di Golomb “L'arte dei bambini”.
Dire
che il disegno infantile è percezione visiva, significa dire che il
bambino, mentre disegna non copia o replica elementi della realtà
esterna, ma si inventa delle forme o segni come cechi, linee,
quadrati che siano equivalenti con l'oggetto e che quindi lo sappiano
rappresentare. Secondo Arnheim infatti “ gli artisti non aspirano a
una corrispondenza univoca tra elementi, né vogliono copiare una
scena […]
l'arte pittorica si basa sull'invenzione di forme equivalenti
all'oggetto che possono stare al suo posto”.
L'arte
quindi può essere considerata una abilità artistica che dipende
solo ed esclusivamente da fattori ambientali? Sulla
base di quanto appena
detto
si.
Essa infatti nasce fin dall'origine con i popoli primitivi e si è
sviluppata
poi di generazione in generazione partendo da forme più semplici
come linee o cerchi, per approdare poi a forme più complesse come
il disegno della figura umana.
Tuttavia
anche
i fattori innati sembrano essere di particolare
importanza per
lo sviluppo del disegno in età adulta.
Se
questa esperienza viene sollecitata fin dai primi anni di vita del
bambino,
gli viene
permesso
di affinare sempre di più la
sua
capacità espressiva; per
contro,non
favorendo lo sviluppo della creatività,
può accadere che il bambino, una volta diventato adulto, disegnando
realizzi figure corrispondenti agli stadi iniziali del disegno nel
bambino. Ciò è stato dimostrato
da uno studio relativo
ai
disegni di un gruppo di adulti cresciuti in ambienti rurali della
Turchia che non avevano fatto nessuna esperienza grafica
e con
scarsa
esposizione a figure ed immagini grafiche.
Questi disegni consistevano
nella realizzazione di figure umane e, le
quali vennero rappresentate
con molta ingenuità
e ricorrendo a impostazioni schematiche tipiche dei bambini nelle
loro prime fasi di sviluppo del disegno.
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