venerdì 5 settembre 2014

  1. L'atelier: un laboratorio dove far crescere immaginazione, creatività e fantasia

Per dare al bambino la possibilità di esprimere la sua creatività, è necessario, predisporre di uno spazio adeguato in cui il bambino si sente libero e sicuro di sperimentare questa sua dimensione fantastica. Ecco perché l'importanza degli atelier o laboratori all'interno delle strutture educative.
Si tratta di laboratori dove il bambino può esprimere il suo linguaggio grafico, pittorico e visivo come strumento di conoscenza della realtà e di sé a livello interiore e più profondo.
Si superano così i tradizionali metodi di una scuola assistenziale centrata sulla “parola” per dare importanza al “fare” del bambino rendendo attive le mani, la testa e le emozioni e allo stesso tempo valorizzando l'espressività e la creatività di ciascuno. Il fare è azione concreta, è sporcarsi e , proprio per questo, valorizza il bambino come soggetto attivo con delle proprie capacità, competenze e abilità che può mettere in pratica all'interno dell'atelier, perché è qui che si fanno imprese ed esperimenti. Il laboratorio è pertanto quel luogo materiale in cui si respira il piacere del fare. A tal proposito Malaguzzi definisce i bambini come dei piccoli “costruttori, cioè bambini che non si possono considerare come recipienti o oggetti passivi di diverse influenze, capaci invece di costruire oggetti, fantasie, immagini, pensieri, conoscenze solo se si permette agli occhi, al linguaggio, alla mente di lavorare”.
L'Atelier diventa quindi il luogo della creatività, dell'invenzione e della fantasia che si esprimono attraverso i “100 linguaggi”, poiché i bambini non comunicano solo attraverso la parola, ma anche e soprattutto attraverso i loro disegni pieni di pensieri, parole, sentimenti, emozioni...che realizzano come se fossero dei piccoli artisti. Ciascuno infatti ha il diritto e la possibilità di esprimere in maniera personale e autonoma le proprie sensazioni, le gioie, le paure, le idee e le tensioni attraverso l'utilizzo di molteplici linguaggi rispettando le diverse identità, individualità, i sentimenti e le capacità di ciascuno.
Quindi è necessario costruire una situazione dove il bambino sperimenti e verifichi queste sue capacità artistiche nella più ampia serenità e tranquillità.
È infatti indispensabile, perché il processo espressivo possa mettersi in atto, che il bambino si senta capito e rispettato nei suoi sentimenti, nelle sue tensioni ed emozioni, nei suoi tempi di lavoro all'interno di un ambiente amico e accogliente, dove tutti esplorano e provano in una situazione di confronto senza paura dell'errore.
Importante è anche rendere visibile ciò che il bambino fa e quindi l'atelier realizza la documentazione visiva dei diversi lavori di ciascuno, attraverso distinti materiali quali registrazioni, fotografie, videocamera... al fine di rendere visibile l'immagine complessa del bambino e le sue grandi potenzialità. In questo modo si dà più importanza al processo rispetto al prodotto, ritenendo che il percorso sia la parte più interessante da analizzare perché è qui che si scopre la creatività.
L'atelier quindi è quel luogo in cui tutte le sensazioni, i vissuti, le paure, i timore, le idee, i sentimenti...possono trovare la loro massima espressione e dove la strutturazione dello spazio e dei materiali deve essere salvaguardata per favorire momenti di espressione autonoma e individuale.
In questo modo si creano le condizioni affinché ciascuno possa sperimentare con sicurezza e serenità segni, forme e colori trasferendo ad ogni singolo prodotto una parte del proprio vissuto personale.
Per concludere, si può affermare che l' atelier è lo spazio pensato e progettato per i cento linguaggi dei bambini. Queste forme di comunicazione possono svilupparsi ed essere condivise attraverso esperienze creative concrete sia a livello individuale che di gruppo, tenendo presente che Cento linguaggi è “ la ricchezza infinita delle potenzialità dei bambini, della loro capacità di stupirsi e di ricercare. Cento linguaggi è la pluralità degli sguardi e dei punti di vista”.



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